INGEGNERIA AMBIENTALE

Da migliaia di anni l’uomo ha interagito in equilibrio con il pianeta in cui vive e con gli altri esseri viventi, questo equilibrio ha cominciato a venire meno con l’avvento di quello che è passato alla storia come “Rivoluzione Industriale”.
Prese origine in Inghilterra alla fine del XVIII secolo, da quel Paese si diffuse nel giro di pochi decenni in molti stati dell’Europa e negli Stati Uniti e fu il prodotto di un insieme di mutamenti che coinvolsero vari aspetti economici, demografici, sociali e ambientali.

Da questa trasformazione, ha avuto origine il maggior livello di benessere e ricchezza che caratterizza il gruppo di Paesi del mondo a cui apparteniamo, portandoli al valore di prosperità più elevato di qualsiasi altro periodo storico.
Ma questo ha prodotto anche un attacco durissimo alle condizioni dell’intero pianeta, tantissime risorse naturali non riproducibili sono distrutte nella produzione e l’ambiente viene a sua volta contaminato dalle scorie produttive.

Questo processo è destinato a peggiorare perché la produzione industriale si diffonde sempre più nel mondo e l’inquinamento tende perciò a moltiplicarsi, anche se da alcuni decenni la crescente consapevolezza da parte dell’uomo della propria responsabilità per quanto riguarda l’impatto sulla natura, ha portato ad un nuovo modo di pensare, sviluppando la ricerca verso materiali e tecnologie che non producano effetti negativi sull’ambiente, neppure a lungo termine.

Oggi la maggior parte degli ecologisti, degli economisti, dei ricercatori, cercano di trovare le soluzioni più accettabili per rendere compatibile l’attività di trasformazione peculiare dell’uomo con la salvaguardia dell’ambiente.
In questa direzione si muovono anche le nuove Leggi varate dai Parlamenti e Governi europei per tutelare la qualità della vita, limitando lo spreco ed il cattivo impiego delle risorse.

Chi ha vissuto negli ultimi trent’anni i vari fenomeni alluvionali e di dissesto, non può che condividere le principali azioni intraprese per la salvaguardia del territorio ed al reinserimento paesaggistico di ambiti degradati da eventi naturali o dall’attività dell’uomo.

Quando si parla di “INGEGNERIA AMBIENTALE”, ci si riferisce all’insieme di quelle tecniche praticate per ridurre il rischio di erosione del terreno e di interventi di consolidamento, che prevedono l’utilizzo di piante vive o parti di esse, in combinazione con materiali naturali inerti (legno, pietrame o terreno), materiali artificiali biodegradabili (biostuoie, geojuta, fibre di cocco) o materiali artificiali non biodegradabili (reti, geogriglie, georeti, geotessili).

Questa disciplina è, oramai, recepita a livello normativo e tecnico, ma per realizzare queste opere è fondamentale il coinvolgimento di tecnici preparati ed esperti, che abbiano ben chiaro che l’Ingegneria Ambientale ha dei limiti, ma è un importante strumento che va utilizzato in maniera integrata con altre tecniche costruttive tradizionali.

La maturata sensibilità nei confronti dell’ambiente in generale ed in particolar modo della tutela del paesaggio, ha portato negli ultimi anni ad un conseguente incremento nella diffusione di queste tecniche.

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Terre rinforzate - Terre Armate

Con il termine terre armate o terre rinforzate si intende un rilevato in terra, al cui interno vengono inserite delle geogriglie che funzionano come vere e proprie armature.
Trovano impiegano tipico nel ripristino di frane, ma anche come muri di contenimento, che in molti casi possono sostituire quelli in cemento armato, più costosi e più impartivi da punto di vista dell’impatto ambientale.

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Trincee drenanti

Stiamo parlando di sistemi in grado di emungere acqua in eccesso dai terreni che viene poi allontanata con lo scopo di ottenerne un consolidamento.
Sono in grado di risolvere problemi di acquitrini, riducendo le pressioni interstiziali, per tale motivo sono in genere utilizzate per stabilizzare frane superficiali di carattere traslativo.
Si tratta di una lavorazione molto funzionale. E’ veloce, sicura ed economica.

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Controllo erosione

Si tratta di un processo selettivo, che tende ad asportare sostanza organica del terreno, lasciando solo il materiale più grossolano e scadente.
Tale fenomeno impedisce l’attecchimento della vegetazione e, in certi casi, può generare problemi di stabilità dei pendii.
Per contrastarlo le strategie comuni sono quelli di ricorrere a: Stuoie biodegradabili o sintetiche; Idrosemina; Piante erbacee a radicazione profonda.

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Palificate

Si utilizzano per contenimento dei terreni, nella ricostruzione di scarpate, nei consolidamenti a monte di tralicci stradali ed anche per consolidamento di sponde.
Possono essere integrate con altre strutture tradizionali, quali fondazioni in calcestruzzo, su gabbionate o scogliera. Hanno il vantaggio che non risentono di variazione, anche significativo, dell’assetto del piano di posa e non gravano di ulteriori sovraccarichi il versante oggetto di sistemazione.